Prima di parlare di potenziamento cognitivo è opportuno fare una precisazione su cosa siano le competenze cognitive, queste rappresentano l’insieme di tutti i processi di pensiero, quali il problem solving, l’analogia, le capacità deduttive, la comprensione, la capacità di orientamento, l’organizzazione del comportamento, capacità di confronto e categorizzazione, tutte competenze che ci consentono di apprendere e mettere in atto comportamenti adattivi che risultino funzionali al processo di insegnamento-apprendimento.
Dunque l’educazione cognitiva si pone come obiettivo quello di potenziare tutti quei processi di pensiero e competenze che consentiranno poi ai bambini/ragazzi di sviluppare processi adattivi, funzionali all’apprendimento di nuovi concetti.
Il potenziamento cognitivo si viene a configurare come una strategia messa a punto dal Pedagogista a supporto dei bisogni educativi degli educandi, capace di sollecitare e sviluppare abilità mentali che sono alla base dell’apprendimento per migliorare le loro prestazioni di apprendimento, quali ad esempio l’attenzione, la focalizzazione, la memoria, il problem solving e il ragionamento logico-matematico.
Lavorare sul potenziamento appare quindi la strada più efficace per modificare quei comportamenti che risultano disfunzionali, andando verso l’acquisizione di modelli funzionali al raggiungimento del proprio potenziale apprenditivo; l’efficacia è garantita dal fatto che gli stessi processi intellettivi possono essere modificabili, educabili e rieducabili grazie all’influenza di mediazioni educative funzionali.
La condizione affinché avvenga la modificabilità è l’analisi attiva da parte del bambino degli stimoli provenienti dall’ambiente in interazione tra il bambino stesso e l’adulto “mediatore di conoscenza”.
A dircelo infatti è lo stesso Feuerstein, che ribadisce con forza l’importanza della mediazione, condotta da figure di riferimento efficaci, nel processo di insegnamento-appredimento.
Mettiamo in campo la mediazione tutte le volte che c’è un processo di apprendimento, quando vogliamo che l’altro impari(Reuven Feuerstein)
Vediamo più da vicino cosa si intende per Metodo Feuerstein e alcuni nuclei tematici che si possono recuperare per il potenziamento cognitivo dei bambini.
Metodo Feuerstein
Il Metodo Feuerstein si fonda su tre concetti fondamentali:
- la concezione olistica dell’individuo, visto nella sua integrità,
- la teoria della modificabilità cognitiva strutturale, ovvero la convinzione che in ogni età e situazione l’individuo sia modificabile sul piano cognitivo, che in ogni individuo sia presente una disponibilità ad attivare risorse,
- l’esperienza di apprendimento mediato, ovvero il tipo di relazione attraverso cui la modificabilità può essere indotta.
Il metodo è centrato sull’ascolto, sull’attenzione ai saperi individuali e ai diversi stili cognitivie privilegia la riflessione sui processi mentali, piuttosto che la trasmissione di contenuti. L’idea, infatti, è quella di consentire al bambini di acquisire consapevolezza metacognitiva del proprio modo di apprendere così da trasferire in altre situazioni o contesti le abilità acquisite.
Si tratta di un percorso, questo, reso possibile grazie all’interazione con un mediatore che non dà risposte, ma indirizza ed orienta sull’analisi dei processi di pensiero messi in atto durante la soluzione di un problema.
In quali situazioni è utile applicare un intervento di potenziamento cognitivo?
Partendo dal fatto che il potenziamento cognitivo può essere utile in tutti i percorsi di apprendimento, risulta però particolarmente indicato per i ragazzi e bambini che presentano bisogni educativi speciali (BES), difficoltà di apprendimento e più nello specifico ci si riferisce alla dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia (DSA); a queste si aggiungono poi situazioni di ritardo cognitivo, di disturbo dell’attenzione (ADHD) o di autismo.
Tutte difficoltà che emergono sopratutto durante i primi anni di ingresso alla scuola primaria e che si configurano come le principali cause che di disfunzionalità dell’apprendimento scolastico di base.
Va sottolineato però che l’intervento di potenziamento cognitivo non va ad eliminare la natura del disturbo, ma sicuramente rappresenta un’ottima strategia funzionale a compensare le abilità dei bambini in caso di disturbi accertati e capace di sviluppare il loro potenziale apprenditivo.
Si tratta a tutti gli effetti di un intervento di potenziamento che serve a migliorare gli apprendimenti.
Come detto in precedenza il potenziamento cognitivo è un vero e proprio intervento pedagogico messo a punto dal professionista delle relazioni educative (Pedagogista) che cerca di promuovere ed abilitare competenze inattivate e o disfunzionali nel bambino, attraverso attività personalizzate di natura didattica e pedagogica, in grado di rispondere ai suoi bisogni educativi speciali.
Il potenziamento cognitivo dei bambini è utile al miglioramento degli apprendimenti e risulta essere una strategia funzionale allo sviluppo olistico della persona.
A breve un successivo articolo vi mostrerà alcuni esercizi e giochi di potenziamento da proporre ai bambini.